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Tecniche miotensive a energia muscolare (MET): terapie manuali e ambito applicativo
Digitopressione imparare a conoscere tecnica e benefici di questa pratica tradizionale
Indice
- 1.Introduzione
- 2.2. Tecniche miotensive a energia muscolare: le origini e lo sviluppo Che cos’è la digitopressione e dove è nata
- 3. Come e perché si usano le tecniche a energia muscolare
- 3.2 Le principali tipologie di tecniche miotensive ad energia muscolare
- 4. Corso di terapia manuale e tecniche miotensive
- 9. Corso Terapia manuale e tecniche miotensive, la digitopressione: ideazione e organizzazione
orario
gennaio 25(sabato) 9:00AM – gennaio 26(domenica) 5:30PM(GMT+02:00)
location
Studio Fisiotop Cuorgnè
via Torino, 33
speaker
1. Introduzione
Nel corso Terapia manuale e tecniche miotensive verranno affrontate le Tecniche miotensive a energia muscolare (MET): terapie manuali e ambito applicativo.
Nel corso della sua attività, preceduta da un decennio di sperimentazione, Fisiotop ha sviluppato un progetto di studio mirato alla conoscenza e alla comprensione dei meccanismi di funzionamento del corpo umano e dei suoi movimenti.
In questa nostra analisi ci occupiamo di MET, le tecniche miotensive a energia muscolare che costituiscono una metodologia di diagnosi e trattamento manipolativo e, quando vengono applicate, provocano contrazioni isometriche del muscolo, allo scopo di allungarlo o aumentarne la flessibilità.
2. Tecniche miotensive a energia muscolare: le origini e lo sviluppo
Le MET (acronimo del termine inglese Muscle Energy Tecnique) sono tecniche osteopatiche specifiche che permettono ai terapisti manuali di lavorare sul corpo umano, con l’obiettivo di eliminare o correggere una condizione patologica (muscolare o articolare), oppure un problema di drenaggio.
In America le tecniche dell’energia muscolare vengono utilizzate sia nella medicina osteopatica, sia in campo fisioterapico; la loro introduzione in campo medico viene attribuita a un osteopata statunitense, Fred Mitchell, che ne descrisse le potenzialità terapeutiche già nel 1948.
In precedenza, altri studiosi avevano evidenziato l’incidenza delle disfunzioni dei tessuti molli sull’equilibrio strutturale globale e quanto fosse importante, per mantenere tale equilibrio, riportare nell’organismo una ottimale armonia fasciale, anche allo scopo di prevenire le recidive.
Sulla base dei suoi studi e di quelli degli altri scienziati, il dott. Mitchell si trovò ad elaborare un sistema diagnostico e terapeutico e lo presentò alla comunità medica osteopatica americana, che accolse con favore la novità, assegnando al “metodo Mitchell” un riscontro applicativo notevole che continua ancora oggi.
2.1 I riflessi muscolari relativi alla terapia miotensiva
Il principio alla base di questa tecnica prevede che si faccia pressione su punti del corpo ben precisi, sotto i quali scorrono i canali energetici dell’individuo. Traumi psicologici e stress psicofisico possono bloccare le energie all’interno dei meridiani, causando malesseri diffusi in tutto il corpo. Intervenendo attraverso una pressione specifica sui canali, l’energia vitale che contengono viene liberata: ciò aiuta a eliminare, o perlomeno a diminuire, sia sintomi e dolori fisici, sia malessere e disturbi psicologici ed emotivi.
Per quanto riguarda il trattamento dei dolori localizzati, acuti o cronici, la digitopressione si è rivelata efficace nel caso di problemi muscolari e post operatori. Attraverso questa tecnica si può ottenere sollievo anche per quanto riguarda mal di testa e stress. Infine, spesso vi ricorrono le donne in stato interessante, per ridurre le nausee mattutine tipiche dei primi mesi della gravidanza. In generale, si può dire che la digitopressione è adatta a tutti, perché agisce sul dolore generalizzato rilasciando le endorfine, che sono gli analgesici prodotti naturalmente dal corpo. Concludendo, non sono state individuate controindicazioni alla digitopressione, né effetti collaterali di sorta. L’unico campanello d’allarme prestare attenzione è la presenza di dolore: se il paziente lo avverte, meglio interrompere la terapia. Leggeri fastidi sull’area trattata e lividi leggeri sono, invece, assolutamente normali.
2.2 Gli organi coinvolti nella terapia con le MET
Di fatto, per realizzare l’allungamento di un muscolo si stimola un’attività apparentemente opposta, quella contrattile: in realtà, dopo una fase in cui si ritrae, il muscolo si rilassa e raggiunge una lunghezza nuova, che a riposo sarà maggiore di quella precedente all’applicazione della terapia.
Anche se la definizione delle MET fa diretto riferimento al tessuto muscolare, in realtà gli organi coinvolti nell’applicazione delle tecniche miotensive sono anche altri: in primo luogo, nelle dinamiche di intervento sulle fasce muscolari, un ruolo fondamentale viene svolto anche dagli “organi muscolo-tendinei del Golgi”, uno dei meccanismi neurologici deputati a intercettare il grado di tensione sviluppato da ogni muscolo.
Poiché nelle MET il trattamento mira a produrre la contrazione volontaria dei muscoli come una reazione alla controforza esercitata dall’operatore, gli organi tendinei del Golgi svolgono un’azione di protezione delle fibre muscolari quando si verifica una contrazione eccessiva.
Ma non solo: questi particolari recettori non si limitano a svolgere solo una funzione “di emergenza”, perché le loro innervazioni sensoriali monitorano costantemente i movimenti di stiramento, rallentando o impedendo le contrazioni muscolari quando vengono rilevate come eccessive o potenzialmente dannose.
3. Come e perché si usano le tecniche a energia muscolare
Nelle MET il paziente è il soggetto che genera la forza correttiva del muscolo, mentre il terapista svolge una funzione di controllo sullo svolgimento del processo di correzione; per questo motivo le tecniche miotensive a energia muscolare vengono classificate tra quelle “attive”, prevedendo una partecipazione diretta del paziente nel trattamento.
Esistono diverse applicazioni pratiche delle MET:
• in primo luogo, tali tecniche vengono usate per allungare un muscolo contratto, accorciato o in spasmo;
• sono molto efficaci negli stati congestizi e riducono gli edemi localizzati;
• in caso di ridotta mobilità, favoriscono il riposizionamento e la funzionalità dell’articolazione interessata dalla restrizione.
Il principale vantaggio delle MET consiste nella caratteristica che le contraddistingue come tecniche applicabili a qualsiasi articolazione dell’organismo, purché quest’ultima sia in grado di mobilizzarsi attraverso un’azione muscolare volontaria.
Al paziente può essere richiesta una quantità minima o massima di sforzo, la cui durata solitamente consiste in pochi secondi e, in qualche caso, addirittura in una frazione di secondo.
3.1 La rilevanza dei concetti di "barriera" e "punto neutro" nelle MET
In stretta correlazione con le tecniche che tendono a superare le restrizioni di mobilità vi è il concetto di “barriera” che, in osteopatia, indica il limite incontrato dal range di movimento di un determinato soggetto.
A questo proposito si distinguono diverse tipologie di barriere:
- la barriera “fisiologica”, derivante la condizione delle articolazioni, propria del paziente;
- la barriera “elastica”, che rappresenta il limite che l’operatore può far raggiungere al paziente;
- la barriera “anatomica”, ovvero il limite che, se oltrepassato, causerebbe una lussazione dell’articolazione.
Altro concetto fondamentale nella mobilizzazione di un’articolazione è quello che interessa il cosiddetto “punto neutro”, che va considerato come iniziale quando si pianifica una terapia basata sulle tecniche miotensive.
Nel punto neutro la resistenza al movimento passivo è minima e, per questo, rappresenta la zona di equilibrio a cui fare riferimento per ottenere un risultato ottimale dall’applicazione delle MET.
3.2 Le principali tipologie di tecniche miotensive ad energia muscolare
All’interno della categoria delle MET si distinguono diverse metodiche di intervento: l’elemento distintivo principale di ognuna delle diverse tipologie di contrazione muscolare consiste nel punto dell’articolazione -o del muscolo- sul quale viene esercitata la forza dell’operatore.
– Tecnica isometrica
L’entità della forza esercitata dall’operatore è equivalente a quella del paziente (Fo=Fp) e il punto di applicazione della forza non rileva alcun movimento.
La tecnica miotensiva isometrica viene spesso utilizzata per la riabilitazione del bacino e si articola in contrazioni della durata di circa 8 secondi.
– Tecnica isotonica (o concentrica)
In questo caso, la forza esercitata dall’operatore è inferiore rispetto a quella del paziente (Fo< Fp): viene denominata anche “concentrica” perché, inibendo i muscoli antagonisti tende ad accorciare quelli agonisti e, di conseguenza, provoca un avvicinamento muscolare.
La tecnica miotensiva isotonica è specialmente indicata quando la terapia mira ad aumentare la forza e il tono muscolare, oppure quando si vuole ripristinare la mobilità di un arto o favorire il drenaggio di un edema.
- Tecnica isocinetica (o isotonica piramidale)
Viene applicata con resistenze crescenti (“piramidali”, appunto), richiedendo una sempre maggiore forza esercitata del paziente. - Tecnica isolitica (o isotonica eccentrica)
Prevede una forza dell’operatore superiore a quella del paziente (Fo>Fp): essendo molto traumatica, viene utilizzata soprattutto per rompere le fibrosi e le resistenze.
4. Corso di terapia manuale e tecniche miotensive
Le tecniche miotensive a energia muscolare vengono utilizzate da professionisti in settori applicativi diversi, sia orientati a scopi prettamente terapici (come nel caso della chiropratica, dell’osteopatia o della fisioterapia, anche riabilitativa), sia nella preparazione atletica e nel campo dei massaggi.
In ognuno dei diversi segmenti applicativi sarà l’operatore a scegliere la tecnica di contrazione più idonea alla specifica necessità: per esempio, per mobilizzare un’articolazione è indicata la tecnica isometrica, in cui il livello di forza esercitato dall’operatore e dal paziente è identico e avviene attraverso contrazioni piuttosto rapide.
Per un lavoro di rinforzo, invece, è indicata la tecnica isotonica, il cui esito normale è quello di accrescimento del tono muscolare.
In linea di massima, le tecniche miotensive a energia muscolare vengono utilizzate per riequilibrare uno sbilanciamento dei muscoli antagonisti o per migliorare la mobilità delle articolazioni, ma spesso servono anche a migliorare la microcircolazione nel caso di edemi.
I terapeuti che praticano le MET devono, quindi, contare su una preparazione adeguata che permetta loro di scegliere il campo applicativo più idoneo per ognuna di esse.
A questo scopo, puoi seguire il corso MTMT, organizzato da Fisiotop Academy e dedicato ai professionisti del settore, che prevede formazione e aggiornamento, fornendo tutti gli strumenti nozionistici e pratici per acquisire i fondamenti delle tecniche miotensive.
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