Ti è mai capitato di provare un dolore persistente ma non ben identificato nell’area tra inguine, pube e basso ventre? Se si, allora potresti aver avuto a che fare con la pubalgia.

È una problematica ostica e fastidiosa, nello specifico si tratta di un’infiammazione dei tendini nella regione inguinale. Spesso si è rivelata un vero e proprio cruccio per gli sportivi (specie i calciatori) ma è largamente diffusa anche tra la gente comune e ne condiziona la quotidianità.

Il dolore infatti può emergere in semplici azioni come salire e scendere le scale oppure anche solo tossendo, e la guarigione spesso richiede tempi molto lunghi (settimane, se non mesi).

 

DA DOVE NASCE LA PUBALGIA?

Quando si parla di pubalgia si fa riferimento sostanzialmente ad una tendinopatia (o tendinite), ovvero un’infiammazione del punto in cui il muscolo si attacca all’osso. In questo caso specifico stiamo parlando degli adduttori, dello psoas e del retto dell’addome.

 

Da dove ha origine e come fa a colpire anche chi non pratica una costante attività fisica?

Si possono distinguere due potenziali cause: il sovraccarico diretto e il sovraccarico indiretto.

Il sovraccarico diretto colpisce più facilmente gli sportivi e avviene nel momento in cui i muscoli vengono sollecitati oltre la loro capacità di sostenere lo sforzo. Ciò può verificarsi a causa di allenamenti troppo intensi, allenamenti non ben organizzati o scarso recupero tra un esercizio e l’altro.

Il sovraccarico indiretto invece può riguardare chiunque e dipende da una serie di concause dovute alle varie funzioni che adduttori, psoas e retto dell’addome svolgono. Quest’ultimi due, ad esempio, sono fondamentali per l’equilibrio di bacino e della colonna vertebrale. Se la muscolatura non lavora correttamente, si può creare uno scompenso e quindi un sovraccarico anche senza svolgere una particolare attività sportiva.

 

COME CURARE EFFICACEMENTE LA PUBALGIA

Premessa: come accennato ad inizio articolo, la pubalgia è una problematica molto ostica che richiede settimane, a volte anche mesi, per guarire completamente. Il primo consiglio è quello di rivolgersi al proprio medico o ad un centro specialistico per stabilire un preciso ed efficace piano terapeutico e rieducativo. Fisiotop dispone di 5 sedi tra Torino e provincia, scopri quella più vicina a te (clicca qui).


Il decorso della pubalgia si può semplificare in due fasi:

 

PRIMA FASE

Nella prima il dolore è molto intenso e lo si percepisce anche nelle più semplici azioni quotidiane. E’ una fase acuta che dura in media tra le 2-3 settimane. Nonostante ciò ci sono dei piccoli accorgimenti che si possono applicare in autonomia per ridurre la durata di questa fase.

L’applicazione del ghiaccio è sempre una garanzia per problemi di natura infiammatoria. Fare degli impacchi, anche 2-3 volte al giorno, aiuta notevolmente a ridurre l’infiammazione. A molti potrebbe venir istintivo utilizzare anche alcune pomate: la loro efficacia è tutta da dimostrare, ma le controindicazioni sono molto basse. Nel caso è meglio affidarsi a pomate naturali come quelle a base di arnica.

Altri due aspetti fondamentali sono il riposo e l’allungamento. Trattandosi di un’infiammazione è importante non continuare a sollecitare e sforzare i muscoli in questione. Ciò non vuol dire restare completamente fermi; in generale i problemi tendinei non traggono troppi benefici dalla scarsa mobilizzazione. Vuol dire provare ad eseguire quotidianamente alcuni movimenti di scarico e di allungamento che si sente non generino dolore. Questi sicuramente possono aiutare ad accelerare il superamento della fase acuta.

 

SECONDA FASE

Non appena la fase acuta è alle spalle si può passare allo step successivo: intervenire in maniera specifica attraverso un percorso terapeutico e rieducativo. In questa fase è importante essere affiancati da uno specialista che possa proporre un piano personalizzato e funzionale alla vostra condizione. Fondamentalmente sono tre le aree in cui sarà necessario intervenire:

1.      Aumentare la vascolarizzazione delle strutture per ridurre i processi infiammatori e l’insorgere di problemi tendinei: la rieducazione degli adduttori attraverso esercizi a basso carico può risultare molto efficace.

2.      Rendere più mobili le strutture troppo rigide: il classico stretching (per adduttori e psoas) è sempre un buon alleato, da sempre è considerato parte integrante nella cura della pubalgia.

3.      Rinforzare le strutture troppo deboli: la muscolatura lombare è fondamentale per non generare sovraccarico sugli adduttori. Esercizi mirati per rinforzarla permetteranno di migliorare anche la stabilità del bacino.

CONCLUSIONI

L’avete capito anche voi, la pubalgia è una problematica da non sottovalutare. Bisogna armarsi di grande pazienza per poterla superare completamente, il processo di guarigione può durare anche mesi.

Il metodo suggerito nell’articolo è un approccio graduale che deve essere applicato con continuità. Per essere sicuro di realizzarlo, ma sopratutto per avere un programma terapeutico e di rieducazione personalizzato, è sempre meglio rivolgersi a centri specializzati che possono così valutare attentamente la tua situazione.

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